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UN ARTICOLO RACCONTA LA NOSTRA STORIA: VIGNAIOLI INDIPENDENTI TREVIGIANI

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UN ARTICOLO RACCONTA LA NOSTRA STORIA: VIGNAIOLI INDIPENDENTI TREVIGIANI

Un articolo che racconta da una angolatura insolita e più personale la storia dei vini di Bastìa Valdobbiadene e la passione che Michele Rebuli e la sua famiglia mettono nella coltivazione delle vigne e nella creazione del loro prestigioso vino.
Grazie ai Vignaioli Indipendenti Trevigiani e a Gianpaolo Giacobbo che è riuscito a trasmettere il nostro cuore!

C’è una strada che parte da Santo Stefano di Valdobbiadene, passa per il piccolo borgo di Saccol e si congiunge alla statale che porta a Valdobbiadene.

Quella strada taglia in parte le colline di Cartizze, quelle più scoscese e spettacolari, quelle che da tempo immemore donano le migliori uve della zona. Il crinale di queste colline, nella zona che guarda a sera, sembra disegnare una sorta di corno, questa zona è detta la Bastìa, proprio sopra a Sacol. Ad onor del vero la Bastìa non rientra tra le colline di Cartizze, il motivo mi è sconosciuto, tuttavia i vini di questa area dimostrano di avere gran talento. Michele Rebuli, e la sua bella famiglia, vive qui come qui viveva suo padre, il mitico Toni Rebuli, il nonno Adorno, e il bisnonno. Lui rappresenta la quarta generazione di viticoltori ed è il più piccolo di cinque fratelli. Nella prima parte della vita non tutto ha deposto a suo favore, tuttavia ha saputo cogliere il meglio dagli eventi negativi che gli si sono posti così crudamente davanti attorniandosi di positività e cogliendo solo le cose belle. Il padre Toni viene a mancare presto, troppo presto per lui, e questo gli impone di doversi rimboccare le maniche e portare avanti l’attività di famiglia non ancora maggiorenne. Gli altri fratelli seguono vocazioni diverse, ma lui non avrebbe potuto fare nulla di diverso dal viticoltore.

In vigneto fin da piccolo il padre lo incaricava di sfalciare con la falce, a mano, con il ritmo giusto, con attenzione, senza tralasciare nulla. E’ stato il suo primo incarico di responsabilità, quello che lo faceva sentire “grande”. Lo sfalcio a mano lo ha abbandonato tardi perché rappresentava molto di più di tagliare l’erba. Il decespugliatore comunque qualche lesione alla pianta la crea, la falce è più rispettosa. Con la falce l’erba cresce più velocemente ma è più varia, il taglio della falce rispetta di più il sottofila garantendo la sopravvivenza della biodiversità delle varietà presenti.

I vini de “La Bastia” sono autentici, credibili e rigorosi. Sono figli di una gestione rispettosa ed esigente, figli di un territorio che sa donarsi ma non regala, sono vini che non si fanno dimenticare. Un po’ come accade quando si conosce Michele e la sua famiglia della Bastìa.

(potete leggerlo in originale QUI)